martedì 31 dicembre 2013

AGLI ALUNNI DI TUTTE LE CLASSI

"UNA SOCIETA' SENZA RITI E' UNA SOCIETA' MORTA" : AUGURO DI TRASCORRERE UNA SERATA DI GIOIA A TUTTI VOI E AI VOSTRI CARI. AUGURI DI BUON ANNO :)

giovedì 12 dicembre 2013

TIPOLOGIA B : "L’Italia nella Divina Commedia".



Sviluppa l’argomento in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue esperienze di studio. Da’ un TITOLO alla trattazione. Se scegli la forma del “saggio breve”, indica la destinazione editoriale, se scegli la forma dell’articolo di giornale, indica il tipo di articolo e il tipo di giornale sul quale ipotizzi la pubblicazione.
DOCUMENTI
1. “A tutti e singoli i Signori d’Italia e ai Senatori dell’alma Roma e così ai Duchi e Marchesi e Conti e ai Popoli, l’umile italiano Dante Alighieri fiorentino ed esule immeritevole invoca pace. Ecco ora il tempo propizio, nel quale spuntano i segni della consolazione e della pace. Infatti risplende il giorno nuovo, mostrando ad oriente l’aurora che già dirada le tenebre della lunga sciagura […] e già rosseggia il cielo ai suoi orli e conforta con la sua dolce serenità le attese delle genti. Anche noi vedremo la gioia tanto attesa, noi che pernottammo a lungo nel deserto, poiché sorgerà il Titano pacificatore, e la giustizia, che languiva quasi come elitropia per la mancanza del sole, appena Egli vibrerà i suoi strali, riprenderà vigore. Si sazieranno tutti quelli che hanno fame e sete di giustizia nella luce dei suoi raggi, e saranno confusi quelli che amano l’iniquità dello sfolgorare del suo volto[…].Rallegrati ormai o Italia, degna di essere commiserata anche dai saraceni, tu che presto sarai oggetto di invidia per tutta la terra poiché il tuo sposo, consolazione del mondo e gloria del tuo popolo, il clementissimo Enrico, divo e Augusto e Cesare, si affretta alle tue nozze. Asciuga le tue lacrime e cancella i segni della tua afflizione, o bellissima, poiché è orami vicino colui che ti libererà dal carcere degli empi, che percuotendo i malvagi col taglio della sua spada, li manderà in rovina, e affiderà la sua vigna ad altri coltivatori, che renderanno frutto di giustizia al tempo della messe”. D. Alighieri, Lettera ai signori e ai popoli d’Italia per la venuta di Enrico VII di Lussemburgo (Epistola V).

2. “La dovizia di personaggi presenti nella Commedia si spiega grazie alla più incisiva e più feconda innovazione che il genio di Dante abbia introdotto nel patrimonio artistico-letterario ereditato dall’Antichità e dal Medioevo: il riferimento vivo al mondo contemporaneo. Dante chiama in causa Papi e imperatori del suo tempo, re e prelati, politici, tiranni e condottieri, uomini e donne della nobiltà e della borghesia, delle corporazioni di arti e mestieri e della scuola.[…] La Divina Commedia è in pari tempo una Comédie Humaine, in cui nulla di umano appare troppo elevato o troppo misero. Il poema si muove integralmente all’interno della trascendenza ; questa però è costantemente pervasa dall’alito della storia, dalle passioni del presente. L’atemporalità e la temporalità non solo si giustappongono e si contrappongono vicendevolmente, ma anzi si intessono e si intrecciano a tal punto che i fili non sono più separabili. Il violento irrompere della storia vissuta nell’insieme degli elementi epici, mitologici, filosofici e retorici che formavano la cultura del Medioevo latino rese possibile la congiuntura da cui nacque la Commedia. E’ la risposta dello spirito di Dante al destino di dante: l’esilio. Per l’Alighieri, l’esilio non fu altro che la conferma sul piano personale del generale sconvolgimento del mondo. Imperium e sacerdotium erano usciti dalla retta via; la Chiesa degenerata; l’Italia disonorata: (Pg, VI) Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello. Il mondo era dissestato; a Dante toccava l’immane compito di rimetterlo in carreggiata. Nella Monarchia, egli si era proposto di determinare i giusti rapporti tra Impero e Papato. Nella Commedia egli smembra l’intero universo storico, per poterlo quindi ricomporre nel cosmo astrale dell’universo e nel cosmo metafisico della trascendenza; i valori dell’uno e dell’altro sono in stretta e reciproca corrispondenza”. Da E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo latino, La Nuova Italia, Firenze 1995.

3. “La polemica contro Firenze e la constatazione della sua decadenza politica e morale si estende nella Commedia anche alle città dell’Italia centro-settentrionale, fino ad abbracciare nell’apostrofe di Sordello l’Italia nel suo complesso;essa è ricondotta sostanzialmente alla cupidigia sul piano morale e alla vacanza dell’Impero sul piano politico. Al pari di Firenze nell’Inferno, altre città toscane vengono presentate con i tratti della bestialità.[…]Anche nel discorso di Marco Lombardo, in Pg. XVI, ricompare l’opposizione antico/nuovo: valore e cortesia della antica età contro l’età nova definita anche secol selvaggio(Pg XVI, v.135). […]Marco Lombardo fonde nel suo discorso prospettiva filosofica e prospettiva politica, il principio del libero arbitrio con la “teoria dei due grandi luminari” (Monarchia, III, IV,2), le istituzioni della Chiesa e dell’Impero, cui spetta la funzione di guidare correttamente l’uomo sulla strada del mondo e su quella di Dio. Nelle parole di Marco Lombardo vengono quindi a corrispondere la dimensione individuale e quella universale della storia, il discorso etico e quello politico: allo stesso modo in cui l’anima semplicetta ha bisogno di guida o fren per indirizzarsi al bene, così gli uomini inclinano al male perché il Papa, la loro guida dà il cattivo esempio.[…]. Strutturalmente il canto VI e il canto XVI hanno in comune sia l’opposizione passato /presente, i cui poli sono rappresentati dalla grandezza della Roma repubblicana e da Firenze, e in cui l’Italia, un tempo giardin de lo ‘mperio (Pg VI), contrasta con lo stato attuale di abbandono, associabile ancora una volta alla selva di Inf. I; sia la necessità di una guida e di un freno, idea fondamentale nel pensiero di Dante, che è rappresentata dall’immagine dell’Italia divenuta selvaggia per mancanza di guida”. R.Merlante-S.Prandi, L’altro viaggio. Antologia dantesca, La Scuola,Brescia 2006.
4.
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!
Quell' anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz' esso fora la vergogna meno.
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,


guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.
O Alberto tedesco ch'abbandoni
costei ch'è fatta indomita e selvaggia,
e dovresti inforcar li suoi arcioni,
giusto giudicio da le stelle caggia
sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto,
tal che 'l tuo successor temenza n'aggia!
Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto,
per cupidigia di costà distretti,
che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!
(Dante, Purg. VI, vv. 76-108)





5. Il signore, quando sale al potere, è il delegato degli interessi e della classe e della parte della quale si è messo a capo; le aspirazioni sue personali e quelle di chi lo ha portato in alto coincidono. La signoria perciò non comporta una mutilazione vera e propria del popolo; ma piuttosto una disciplina di lotta. Gli atti che seguono l’elezione del capitano generale (capitano del popolo), ci persuadono subito di questo: si cacciano gli avversari, e i beni degli esuli, se in parte sono devoluti all’estinzione dei debiti del comune, sono anche concessi agli amici, e intimi rapporti di interessi si stringono fra il signore e i suoi seguaci.

Da A.Anzillotti, Movimenti e contasti per l’unità d’Italia, Laterza, Bari 1930


martedì 10 dicembre 2013

AGLI ALUNNI DELLA I A

PER GIOVEDI' 12 DICEMBRE RACCOMANDO DI PORTARE LE SCHEDE SULLA FIABA, FAVOLA, RACCONTO, NOVELLA. :)

ARTICOLO DI GIORNALE


E' un testo espositivo-argomentativo, in cui l’articolista racconta e commenta una notizia, un evento, una tematica particolare riportando varie opinioni sull’argomento che trae da altri articoli, saggi, ecc.
FASI DI SVOLGIMENTO DELL’ ARTICOLO DI GIORNALE
• PRESCRITTURA
- Lettura e analisi della consegna e dell’argomento (Traccia)
- Lettura della documentazione a disposizione
- Scelta della TESI da sostenere e delle argomentazioni a favore della tesi
- TITOLO (Occhiello- Titolo- Sottotitolo. Meglio se formulato successivamente)
- DESTINAZIONE EDITORIALE - OCCASIONE: quotidiano; rivista divulgativa a carattere artistico- letterario, storico- politico, socio-economico, tecnico-scientifico; rivista specialistica; giornale scolastico. Occasione: Mostre, anniversari, convegni di studi.
- TIPO DI ARTICOLO che si vuole redigere: 1) articolo di cronaca 2) articolo di opinione 3) articolo culturale 4)recensione 5)intervista
- STILE: sintassi più o meno complessa ( a seconda della destinazione editoriale e del tipo di articolo).

- Costruzione di una SCALETTA del testo argomentativo:
A) INTRODUZIONE: Informazioni sommarie sull’argomento proposto nella traccia: si espongono i termini del problema. Enunciazione della questione nei suoi elementi informativi fondamentali
B) Dichiarazione della TESI, da inserire in posizione di rilievo: preferibilmente all’inizio del testo, oppure nel corso o alla fine della trattazione.
C) Evidenziazione di eventuale ANTITESI.
D) Elaborazione, attraverso paragrafi (nuclei di testo coesi e coerenti), delle ARGOMENTAZIONI a favore della tesi, e a confutazione dell’antitesi, scegliendo un criterio logico di successione.
E) Stesura della CONCLUSIONE, in cui si riassume il risultato dell’argomentazione, prospettando eventuali sviluppi della tesi sostenuta.
F) assegnazione del TITOLO.

• SCRITTURA
- INTRODUZIONE (A)- CORPO CENTRALE DEL TESTO (B;C;D) –CONCLUSIONE (E) : sviluppo dei punti della scaletta (A;B;C;D;E). L’Introduzione e la Conclusione del testo possono essere scritte anche dopo aver completato la stesura del corpo centrale del testo che contiene la trattazione vera e propria dell’argomento oggetto del saggio ( Tesi /Antitesi; argomentazioni a favore della Tesi).
- Assegnazione del TITOLO
- Ricordati di dedicare a ciascun punto della scaletta un paragrafo,, cioè una porzione di testo unitaria per significato e struttura morfosintattica, caratterizzata da una relativa autonomia dal resto del testo. Una volta concluso il paragrafo, va’ a capo (non confondere il Paragrafo con il Periodo).
- I dati informativi vanno corredati da precisi e opportuni riferimenti testuali. Citazione bibliografica: Nome e cognome autore, Titolo opera (tra virgolette oppure sottolineato), casa editrice, luogo e data di edizione. Es: C.Levi, “Cristo si è fermato ad Eboli”, ed.Einaudi, Torino 1945.

• POSTSCRITTURA: Rilettura e correzione; copiatura, rilettura conclusiva.



ESEMPIO DI COMPONIMENTO - TIPOLOGIA B: ARTICOLO DI GIORNALE

AMBITO: socio-economico
OCCHIELLO: il cambio al vertice Fiat alla vigilia del piano industriale
TITOLO: Elkam alla presidenza Fiat
SOTTOTITOLO ( sommario) : Montezemolo lascia la Fiat dopo sei anni
DESTINAZIONE-TIPOLOGIA DI ARTICOLO: Articolo di primo piano della prima pagina di un quotidiano.


TIPI DI ARTICOLI

ARTICOLO DI CRONACA: Ha lo scopo di informare su un argomento fornendo i seguenti dati:
1) Descrizione dell’evento
2) Dove si è svolto
3) Quando si è svolto
4) Protagonista della vicenda
5) Perché è avvenuto
Un fatto di cronaca deve essere individuato da 5 variabili che il giornalismo anglosassone ha definito le 5 W : who, when, what, where, why
L’articolo di cronaca è un articolo a carattere narrativo, descrittivo ed informativo.
LESSICO: quotidiano
SINTASSI: semplice e lineare
ARTICOLO DI OPINIONE: Fornisce l’interpretazione di un fatto di cronaca e di attualità-costume. TIPOLOGIA DI TESTO: prevalentemente argomentativo
LINGUA E STILE: SINTASSI COMPLESSA /VARIA
L'articolo di cronaca può assumere varie forme:
1) EDITORIALE: così chiamato perché è scritto e firmato dal direttore del giornale, è l’articolo di opinione per eccellenza , stampato sulla colonna sinistra di un quotidiano oppure in apertura di una rivista divulgativa. L’editoriale rappresenta l’orientamento ufficiale di quel giornale in base ad un fatto di attualità
2) ARTICOLO DI FONDO: si sostituisce spesso all’editoriale. Esso è collocato in alto a sinistra della prima pagina e prosegue nelle pagine dopo. Esso non è scritto necessariamente dal direttore del giornale, tuttavia riflette l’orientamento del giornale stesso.
3) ARTICOLO DI SPALLA: compromesso tra articolo di cronaca e di opinione. Tratta temi di attualità, ma ha un taglio di più ampio respiro. Esso è collocato sulla colonna destra della prima pagina e spesso ha il compito di rafforzare l’argomento trattato nell’articolo centrale.
4) ARTICOLO DI TAGLIO: così chiamato perché pubblicato a mezza pagina su più colonne. Può essere collocato non necessariamente nella prima pagina e a seconda della sezione del giornale in cui esso è collocato ( PRIMO PIANO- CRONACA- ECONOMIA- SCIENZA- CULTURA E SPETTACOLO- SPORT), si occuperà di attualità, cronaca etc..

ARTICOLO CULTURALE:
è incentrato su un avvenimento o fenomeno a carattere culturale. E’ destinato ad un quotidiano nella sezione dedicata alla cultura ( terza pagina ) oppure è destinato ad una rivista divulgativa a carattere storico, politico, letterario ect..
TIPOLOGIA DI TESTO: espositivo argomentativo
LESSICO: SINTASSI COMPLESSA / VARIA
L’articolo culturale può prendere la forma di Elzeviro ( perfetto per l’ ambito artistico letterario collocato in una terza pagina del quotidiano).

RECENSIONE: ha lo scopo di informare sull’uscita di un libro, apertura di una mostra, evento, spettacolo. Fornisce anche un giudizio personale sull’evento stesso. Esso può essere collocato nella terza pagina, in una rivista culturale divulgativa o specialistica.
TIPOLOGIA: descrittivo-espositivo
LINGUA E STILE: SINTASSI VARIA

INTERVISTA













ILLUMINISMO ITALIANO. CENTRI DI DIFFUSIONE DELLA CULTURA ILLUMINISTICA : MILANO, NAPOLI


Dalla Francia che era stata la culla più feconda per l’elaborazione e al maturazione delle idee illuministiche, l’Illuminismo si diffonde presto in altri paesi europei (soprattutto in Germania, in Austria, in Prussia, in Russia) grazie alle opere dei filosofi illuministi: Voltaire, Rousseau, Diderot, Montesquieu.
Gli storici moderni hanno individuato tre fasi nella diffusione dell’Illuminismo in Europa:
1- 1740-1750: forte diffusione delle idee riformatrici e illuministiche;
2- Fase di collaborazione tra intellettuali e potere illuminato;
3- Seconda metà del Settecento: interruzione della collaborazione tra intellettuali e potere con l’instaurazione di un riformismo autocratico e dall’alto.
Nel corso del Settecento le idee illuministiche trovano consenso anche in Italia, adattandosi al sostrato culturale dettato dalla nostra lunga tradizione culturale di stampo classicistico. Infatti, sebbene l’Illuminismo sia un movimento a carattere cosmopolita, esso assunse caratteri e sfumature diverse a seconda delle realtà specifiche in cui esso si sviluppa.
Inizialmente viene accolto con fervore entusiastico, suscitando consensi specialmente tra gli uomini di cultura. Le idee illuministiche circolarono soprattutto nei salotti aristocratici, nuovi centri di divulgazione della cultura, nelle Accademie, nei Caffè letterari. Le corti persero gradualmente l’antico ruolo di irradiamento culturale.
In Italia si assiste ad una larga diffusione della cultura illuministica: Montesquieu, Voltaire, Diderot, Rousseau vengono letti e tradotti tempestivamente. Gli intellettuali italiani, tuttavia, vagliarono le nuove dottrine: alcune le accettarono, altre le respinsero, facendo assumere all’illuminismo italiano un carattere proprio. In Italia le idee illuministiche, sviluppandosi in contesti di regimi assolutistici, non ebbero la forza e la possibilità di tradursi in diretta azione politica, di avere un riscontro immediato nella vita sociale e si è attestato principalmente su posizioni teorico-speculative. L’illuminismo italiano ha attenuato gli aspetti più radicali e rivoluzionari dell’Illuminismo francese, preferendo concentrare l’attenzione sui problemi che riguardano la vita sociale e civile del nostro Paese di cui avvertono i limiti e l’arretratezza. In Italia infatti le istanze illuministiche si concretizzarono in proposte innovatrici volte allo svecchiamento delle strutture sociali-economiche, ancora di stampo feudale.
CARATTERI PECULIARI DELL’ILLUMINISMO ITALIANO
- Assenza di una vera polemica antireligiosa e antiecclesiastica;
- Moderata polemica contro i regimi assoluti: gli Illuministi italiani coinvolsero spesso i sovrani nell’azione di rinnovamento della società mediante riforme concrete nell’economia, nell’agricoltura, nel commercio nell’istruzione, nelle strutture giuridiche e sociali.

Anche sul PIANO LETTERARIO l’Illuminismo italiano rinnovò la secolare tradizione letteraria operando con una certa moderazione e conciliando la mai tramontata
- tradizione classicistica
- con le nuove istanze culturali, che conferivano alla Letteratura e alla Poesia un carattere ed una FINALITÀ ETICO-DIDASCALICA: l’istruzione, e in generale la cultura, è concepita quale strumento di educazione del popolo, che contribuisce alla restaurazione della coscienza morale e civile.
La Letteratura, che dal Petrarca al 1700 era stata dotta e aristocratica, intesa spesso come puro e raffinato esercizio retorico o come strumento di evasione, estranea alle problematiche della vita reale e che con l’esperienza dell’Arcadia era divenuta idilliaca, cortigiana e salottiera, con l’Illuminismo diviene una Letteratura impegnata, virile, concreta , tutta calata nella realtà umana e sociale dei tempi nuovi: dopo secoli di letteratura aulica, riservata ad una ristretta cerchia d’elite, la letteratura cerca di avvicinarsi gradualmente ai problemi vivi della realtà contemporanea.
Oltre alle finalità etico-didascaliche, si avverte l’esigenza di una più ampia divulgazione del sapere, non più riservato all’aristocrazia delle corti feudali e rinascimentali, ma rivolto a soddisfare i bisogni di strati sempre più ampi della società borghese desiderosa di far valere le proprie istanze e i propri diritti sulla vecchia aristocrazia improduttiva e parassitaria; a tal proposito si diffusero nel ‘700 nuovi centri di divulgazione culturale: sorsero nuove Accademie (L’Accademia dei Pugni a Milano, 1761, Pietro e Alessandro Verri; L’Accademia Granelleschi a Venezia; l’Accademia dei Trasformati a Milano, 1546), alle quali si aggiunsero i Caffè letterari, le riviste letterarie, i giornali (sul modello degli inglesi “The Tatler” , “The Spectator”).
In campo letterario, l’Illuminismo assunse innanzitutto le forme di ribellione alla tradizione letteraria barocca che aveva caratterizzato le arti figurative e la letteratura fin dalla seconda metà del ‘500. Alla letteratura edonistica del Barocco “è del poeta il fin la meraviglia”, al culto del bizzarro, della forma artificiosa e ampollosa (ricca di metafore, ossimori, iperboli) si contrappone nel ‘700 l’esigenza di un rinnovamento culturale in direzione di una ripresa della tradizione classicistica: l’illuminismo interpreta il classicismo in chiave di armonia, di compostezza formale, di razionalità assoluta. C’è dunque il ritorno al classicismo umanistico rinascimentale, non già in termini di tematiche, che assumono ora una valenza etico-sociale tesa all’impegno civile, quanto a livello stilistico e formale.

La seconda metà del Settecento rappresenta per l’Italia un periodo eccezionale di pace: l’equilibrio venutosi a creare tra i Borbone e gli Asburgo dopo la pace di Aquisgrana (1748) esclude il nostro Paese dai più gravi conflitti tra le potenze europee. L’Italia nel Settecento non è più al centro dello scontro tra potenze straniere come era accaduto nel corso del Cinquecento, è divenuta ormai semplice pedina in un gioco di equilibri i cui centri di irradiazione sono l’Inghilterra, se pure non direttamente, la Francia della monarchia borbonica, l’Austria. Grazie a questo lungo periodo di pace, vennero promosse in Italia importanti riforme da parte dell’assolutismo illuminato.
i centri più importanti di diffusione della cultura umanistica italiana furono→ MILANO, NAPOLI


MILANO: L’ARISTOCRAZIA RIFORMATRICE

A Milano, dominio asburgico, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria (1740-1780) e poi suo figlio, Giuseppe II avevano dato avvio ad un’intensa politica riformatrice di innovazione legislativa, incisiva e lungimirante che atteneva al piano economico, civile amministrativo.
- I sovrani austriaci riformarono l’agricoltura con opere di canalizzazione e di bonifica;
- fu conclusa la stesura di un Catasto fondiario* (1718-1733)
nel quale erano descritte minutamente le caratteristiche e il valore di ogni singola parte della proprietà terriera, in modo da costituire una base certa su cui applicare un’aliquota fiscale.
Fu abolita anche la Pena di morte sulla scia dei principi sostenuti da Cesare Beccaria (1738-1794), uno dei maggiori animatori dell’Illuminismo lombardo, nonno materno di A. Manzoni, che si rese famoso nella seconda metà del ‘700 per la pubblicazione dell’opera “Dei delitti e delle pene”(1764), contro la tortura e la pena di morte. Notevole impulso fu dato anche all’istruzione: fu aperta a Milano la Biblioteca Di Brera, fu costruito il Teatro alla Scala.
A Milano, la strategia riformatrice divenne più intensa e radicale con Giuseppe II, divenuto imperatore alla morte del padre, Francesco di Lorena ( al secondogenito di Francesco di Lorena, Pietro Leopoldo, fu affidato il Granducato di Toscana). Si assisté alla graduale laicizzazione dello stato mediante la soppressione degli ordini religiosi ritenuti inutili (frati e monache); fu istituita la libertà di religione secondo il principio di tolleranza verso tutti i culti religiosi; fu ammesso il matrimonio civile tra cattolici e non cattolici con la possibilità per questi ultimi di divorzio; si abolì la discriminazione nei confronti degli Ebrei, si istituì l’istruzione elementare obbligatoria.
Gli antichi privilegi del Clero (esenzioni dalle imposte, tribunali ecclesiastici riservati) furono aboliti tra il 1765–1768.
• L’origine dei Catasti fu un fenomeno assai particolare nel Settecento: esso corrispondeva all’esigenza da parte delle monarchie italiane di avviare una solida politica fiscale basata sull’accertamento rigoroso della ricchezza dei contribuenti in modo da porre fine alle antiche esenzioni e agevolazioni fiscali di cui godevano ormai da troppi secoli il Clero e l’aristocrazia. Il primo Catasto fondiario fu realizzato nel regno di Sardegna tra il 1698-1731 allo scopo di ripartire più equamente l’imposta fondiaria.




ILLUMINISMO NAPOLETANO

Napoli rappresentò nel Settecento un importante centro di irradiamento della cultura illuministica mediante l’opera di intellettuali di spicco , tra cui ricordiamo:
 Gaetano Filangieri (1753-1788), noto per le riforme in ambito giuridico, autore della Scienza della Legislazione;
 Antonio Genovesi (1713-1769), padre fondatore dell’ economia politica in Italia, autore delle Lezioni di commercio o sia di economia civile;
 Ferdinando Galiani (1728-1787), autore del primo trattato dedicato alla storia della moneta e alla storia della civiltà dal punto di vista economico “Della moneta libri V”;
 Pietro Giannone (1676-1748), storico illuminista, autore della Storia civile del Regno di Napoli;
 Giovan Battista Vico (1668-1744), storico e filosofo, studioso delle scienze umane, fondatore della filosofia della storia: la storia non più intesa solo come narrazione di eventi, ma scoperta degli intrecci reciproci dei vari piani del sapere; Idea dei corsi e dei ricorsi storici; importanza della Filologia nello studio delle opere antiche e moderne.
A Napoli le strategie riformatrici furono avviate in maniera incisiva durante il regno di Carlo III di Borbone (1734-1759), figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V di Borbone. Questi, sostenuto dagli studi e dai contributi di giovani intellettuali riformisti, avviò una politica di riforma agraria con l’estensione di terreni messi a coltura; contribuì alla creazione di una solida politica fiscale mediante la compilazione di un Catasto fondiario, favorì l’abolizione di antichi privilegi fiscali rivolti ad aristocratici e al Clero.

L’ETA’ DELLA RAGIONE E DELLE RIFORME.


L’Illuminismo è un vasto movimento di pensiero che sorge in Europa nel Settecento, guidato da una spinta di rinnovamento che percorre tutta la società del tempo. Fu così chiamato perché nel suo metodo di ricerca
Si proponeva di indagare tutta la realtà sensibile con i soli “lumi” della ragione umana, indipendentemente da ogni dogmatismo, da ogni principio di autorità, ma anche aldilà di implicazioni moralistiche o metafisiche. E’ dunque la RAGIONE la sola fonte di guida per il metodo di ricerca.
L’Illuminismo si proponeva di rischiarare le menti degli uomini al fine di emanciparli dall’ignoranza, dalla superstizione, da tutta la precedente tradizione culturale basata sul principio di autorità ed infondere la piena fiducia nelle proprie capacità intellettive di creare la storia e condizionare gli eventi.. 1- Il carattere principale dell’Illuminismo è dunque la FEDE ASSOLUTA NELLA RAGIONE. La ragione rappresenta per l’Illuminismo l’unico strumento di indagine della realtà sensibile: è questa la dote che accomuna gli uomini di ogni luogo e tempo; essa permette di giungere a certezze universali e inconfutabili operando indipendentemente da ogni autorità, senza vincoli metafisici, teologici o moralistici. C’è, dunque grazie alla guida della ragione, la fiducia assoluta nella capacità di progresso della società civile.
A tal proposito, l’illuminismo non si occupa di tematiche che esulano dal controllo della ragione, come il problema dell’esistenza di Dio o del destino dell’uomo dopo la morte.
L’uomo e la ragione umana assumono nuovamente un posizione centrale all’interno dei dibattiti culturale e filosofici del tempo: l’uomo è posto di nuovo al centro dell’universo.
La natura è concepita fondamentalmente come una forza benigna e razionale: natura e civiltà coincidono. La natura inoltre è rischiarabile: spetta al’uomo il compito di investigarla al fine di cogliere l’ordine intrinseco delle cose, le leggi fisiche che sottendono all’evoluzione naturale. L’illuminismo è un movimento di pensiero che prelude alla prima Rivoluzione industriale e che si auspica che grazie al progresso della tecnica si possa giungere a condizioni di vita più tollerabili per più larghi strati sociali.
2- Altro carattere dell’illuminismo è IL PROCESSO AL PASSATO E ALLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA. Gli illuministi sottopongono a processo tutta la storia del passato e della società del Settecento per individuare le cause di tante aberrazioni, di tante ingiustizie sociali, di fanatismi e pregiudizi, tutti mali che hanno allontanato l’uomo da quella felicità originaria che lo contraddistingueva quando egli viveva ancora nello stato di natura, all’origine dei tempi.
Gli Illuministi individuano le cause dei conflitti sociali e delle ingiustizie contemporanee nella
- Tirannide spirituale esercitata dalla Religione e dalla Chiesa;
- Tirannide politica dei Principi

La Religione è concepita in un’accezione estremamente negativa, come uno strumento secolare di oppressione nelle mani della Chiesa e del Clero, di asservimento e sfruttamento dei popoli mediante il deterrente delle pene infernali, della scomunica e della dannazione eterna: motivi di cui si è servita la Chiesa fin dal Medioevo per esercitare il proprio potere temporale, oltre che spirituale.
Sul piano religioso gli Illuministi abbandonano la dottrina tradizionale: il Teismo, basato sulla fede in un solo Dio creatore e governatore del mondo, personale e trascendente, pronto al castigo e alla punizione (vedi Filosofia aristotelico-tomistica, Dante).
A seconda della nazione in cui l’Illuminismo si sviluppò, abbiamo atteggiamenti diversi: si va dal
- DEISMO (Inghilterra inizi ‘700), teoria filosofico-religiosa che ammette l’esistenza di un dio come principio trascendentale dell’universo, concepito come forza naturale al di fuori dei dogmi e della rivelazione.
- ATEISMO MECCANICISTICO, diffuso principalmente in Francia e sostenuto da filosofi e scienziati materialisti. I filosofi illuministi, ricollegandosi agli importanti risultati tecnici ottenuti grazie al progresso della Meccanica quale parte della Fisica che studia il movimento e l’equilibrio dei corpi, sostenevano come la Natura e anche l’uomo ( inteso come corpo di sola materia pensante) fossero governati da rigorose leggi matematiche, inesorabili e universali; nulla avviene a caso, poiché la Natura funziona secondo leggi proprie che sono del tutto disgiunte dalla Religione e da Dio. L’uomo partecipa al movimento universale della Natura, è anch’esso costituito da atomi ed è dotato di materia pensante: la Ragione.
A proposito dei regimi assoluti e della tirannide politica esercitata dai principi, gli Illuministi polemizzano contro il principio dell’origine divina del potere regale. Il potere dei principi è origine umana ed è di natura contrattuale: esso è il risultato di un contratto (Pactum unionis) tra Principi e Popolo allo scopo di salvaguardare la giustizia. Nel momento in cui i Principi vengono meno a questo patto, il Popolo ha il diritto di riprendersi il potere ad essi delegato.
3- Sul PIANO POLITICO-SOCIALE, l’Illuminismo condannò l’assolutismo monarchico, nonché gli antichi privilegi feudali propri del Clero e dell’aristocrazia. L’Iluminismo proclamò ideali di giustizia sociale, di libertà, di uguaglianza, di fraternità universale; sebbene questi ideai fossero propugnati dalla borghesia capitalistica che mirava ad un’ascesa sociale sostituendosi nell’esercizio del potere alla Chiesa e all’aristocrazia ( ceto ormai immobile e parassitico), essi erano avvertiti come valori eterni e inalienabili, destinati a rappresentare il fondamento di ogni democrazia. A tal proposito l’Illuminismo può essere considerato un prodotto della cultura borghese , perché della borghesia rappresentò le aspirazioni e gli interessi, tuttavia conteneva in sé la carica dirompente e rivoluzionaria che avrebbe condotto a importanti conquiste sociali. Basti pensare all’Illuminismo giuridico, che si manifestò nella elaborazione di un nuovo metodo di concepire i rapporti tra Stato e Individuo; in campo giuridico si fissarono principi fondamentali, quali la categoria dei “diritti naturali”, il principio inalienabile di libertà, la sovranità popolare, la divisione dei poteri dello Stato, l’abolizione della pena di morte e della tortura.
Stabilita la pars destruens, cioè tutti gli aspetti della storia antica e moderna che andavano rigettati perché considerati turpi e dannosi per la società:
-la tirannide esercitata dalle monarchie assolute
-la tirannide esercitata dalla religione e dalla Chiesa
- i privilegi detenuti dal clero e dall’aristocrazia,
gli Illuministi prospettano una “pars instruens” e postulano una fiducia entusiastica nei confronti della ragione e de sue illimitate capacità, certi di poter creare un società nuova, più libera e progredita, fondata su principi di libertà, uguaglianza, fraternità.
4- In campo letterario, l’Illuminismo coltivò una nuova concezione della letteratura. In questo progetto ottimistico di riformare la società grazie ai lumi della ragione, la LETTERATURA ASSUME UNA FUNZIONE DIDASCALICA divenendo uno strumento di propaganda e di divulgazione di ideali di vita superiori in tutti gli strati sociali. La Letteratura, e in generale la cultura, è concepita mezzo di elevazione della dignità umana, valore che contribuisce alla restaurazione della coscienza civile. L’Illuminismo non rigettò la tradizione classicistica con il suo culto della bella forma, la ricerca di uno stile raffinato, chiaro e levigato, tuttavia, riprendendo la poetica oraziana dell’utile dulci, per cui la letteratura doveva assumere anche una valenza sociale, giunse all’elaborazione di una letteratura che potesse confrontarsi con le “cose”, con gli oggetti della realtà presente, superando i limiti di un classicismo stucchevole e vuoto di contenuti.


Altre sfumature dell’Illuminismo sono:
il cosmopolitismo (=uomo cittadino del mondo, in virtù di una fraternità universale che deve sostenere gli individui in una comune lotta contro tutte le forme di tirannide; tale impegno fu detto anche filantropismo o umanitarismo), il mito del buon selvaggio, l’antistoricismo; quest’ultimo aspetto è stato respinto dalla moderna critica letteraria: se è vero che gli illuministi hanno sottoposto a processo tutta la storia passata densa di eventi aberranti e riprovevoli (cfr. il giudizio sul Medioevo), tuttavia hanno giudicato questo stesso passato non incontrastabile, poiché l’uomo moderno, grazie alla ragione, può modificare il corso degli eventi e lottare per un futuro migliore. LA STORIA È VISTA DAGLI ILLUMINISTI COME IL FRUTTO DEL CAMMINO DELLA CIVILTÀ, COME UNO SVOLGIMENTO UMANO CHE SCATURISCE DALLE SCELTE DELL’UOMO.