mercoledì 30 maggio 2012

Esito verifica Italiano del 18.05

Elenco alunni con voto definitivo.
De Rosa :7
Filosa:6,5
Catenaccio:6,75
Pennuzzi:6,5
Brocco:7
Papa:7
Orlandi:7
Gioiella:6,5
Picone: 7,5
Amato:8
Paone:insufficiente
Di Rocco:6,5
Mancini:6,5
Tagliamonte:8
Conte :7
Risultano certamente sufficienti, con voto da definire, i compiti di: Buonincontri, Di Mambro, Palumbo, Fiore.
P.S. La correzione della verifica di Brongo sarà affidata ad un perito opportunamente nominato, che ne decifrerà il contenuto criptato.

LA LIRICA ITALIANA TRA LE DUE GUERRE

L’avvento al potere del FASCISMO (28 Ottobre 1922) e la progressiva trasformazione dello Stato liberale in regime totalitario segnarono a fondo la società italiana a tutti i livelli e, quindi, anche sul piano culturale-letterario.
Il Regime assoggettò la cultura nazionale sorvegliandone tutte le manifestazioni attraverso la CENSURA, controllando direttamente le istituzioni culturali, scuole, accademie, Università, strumenti di informazione, e abolendo ogni forma di dissenso.
Alcuni intellettuali aderirono alla politica del regime per personale convinzione o per necessità, divenendo a loro volta strumenti propaganda del potere politico.
Altri, invece, pagarono con la vita la loro militanza antifascista (Antonio Gramsci, Piero Gobetti, i fratelli Rosselli).
Altri ancora (tra cui molti poeti ermetici) opposero al Fascismo il DISIMPEGNO sul PIANO POLITICO e sul PIANO LETTERARIO una POESIA stringata, aristocratica, priva di contatti politico-sociali, centrata esclusivamente sulla tematica dell' ANGOSCIA ESISTENZIALE e sul recupero memoriale.
In generale, l’atmosfera politica dominante e la standardizzazione della società intensificarono il disagio di vivere dell’intellettuale e lo indussero a staccarsi dal mondo per avviare in solitudine la propria ricerca del senso della vita. I poeti che compresero l'assurda gravità della situazione storica si rinchiusero progressivamente nella propra sfera individuale, indagando le angosce e le ansie dell’esistenza attraverso una POESIA DECANTATA, ELITARIA,TRASFIGURATA E SIMBOLICA.
Per quanto riguarda le SCELTE STILISTICHE, la letteratura italiana tra le due guerre, oltre ad accogliere gli slanci avanguardistici e le sperimentazioni formali del primo ‘900, è caratterizzata dal recupero della compostezza classicistica e da una forte propensione per la stilizzazione espressiva.

ERMETISMO
Le esperienze POLITICO-SOCIALI dei primi decenni del ‘900 (Prima guerra mondiale, Fascismo) segnarono a fondo la società italiana a tutti i livelli e, quindi, anche sul piano CULTURALE-LETTERARIO. Gli intellettuali opposero il DISIMPEGNO sul PIANO POLITICO, sul piano LETTERARIO una POESIA SCARNA, ESSENZIALE scevra di implicazioni ideologiche e lontana dai complessi problemi della realtà politico sociale: una poesia ARISTOCRATICA, centrata esclusivamente sulla tematica della ANGOSCIA ESISTENZIALE, sulla SOLITUDINE DELL’UOMO MODERNO stretto tra la DISPERAZIONE e la RICERCA di un "varco", o volto alla ricerca dell’ "illusione per farsi coraggio" e superare il male di vivere (Al poeta basta una illusione per farsi coraggio. E’ questa la celebre definizione che G.Ungaretti ha dato di sé:<Pellegrinaggio, dalla raccolta "L’Allegria")
Gli anni che seguirono la prima guerra mondiale sono densi di fermenti culturali: nascono e si affermano le RIVISTE (= centri di aggregazione e punti di riferimento intellettuale; le riviste anmarono il dibattito culturale e letterario nel limiti concessi dalla censura fascista). Sul piano politico si assiste alla nascita di una poesia nuova che rappresenta l’approdo di una lunga e intricata ricerca di nuovi valori formali e stilistici.
La lirica tra le due guerre è stata definita “ermetica”, secondo una definizione attribuita per la prima volta dal saggista e critico Francesco Flora nell' opera “La poesia ermetica” (1936). Tuttavia, di una vera e propria scuola ermetica si potrà parlare solo a metà degli anni 30: la codificazione di tecniche e di moduli espressivi si ebbe con Salvatore Quasimodo.
GENESI STORICA-FILOSOFICA.
-L'Imperialismo( dal 1870 in poi. Italia 1890-1905 Eritrea e Somalia, Libia 1911, Etiopia 1936)
- LA Prima Guerra Mondiale, I Totalitarismi, Il Fascismo in Italia , I conflitti sociali.

In ambito filosofico : CRISI del POSITIVSMO e del RAZIONALISMO POSITIVSTA secondo cui:
1) Tutta la Realtà fenomenica è ANALIZZABILE, QUANTIFICABILE, CONOSCIBILE
2) La realtà fenomenica poggia su CATEGORIE LOGICHE ASSOLUTE: SPAZIO, TEMPO, CAUSA-EFFETTO
3) Anche la REALTà INTERIORE (IO) può essere analizzata alla stregua di un FENOMENO FISICO.
TEORIA RELATIVITà (1905-1916)
PSICANALISI FREUDIANA: si assiste al ‘’sovvertimento radicale dei modi di pensare dell’uomo moderno’’. La vita psichica è il frutto di una dinamica opposizione tra le FORZE dell’IO COSCIENTE e le INCONSCE PULSIONI ISTINTUALI dell’ES.

Venuta meno la FIDUCIA nella SCIENZA-RAGIONE che si rifletteva nella presunzione positivistica di interpretare tutta la realtà oggettiva, crollano anche le CERTEZZE fondate sull’ Assolutezza dei CONCETTI di SPAZIO-TEMPO-CAUSALITà: l’attenzione della cultura ‘900 si sposta fatalmente dall’ OGGETTO AL SOGGETTO: INDIVIDUALISMO ESASPERATO, SOLIPSISMO.
L’IO che è posto al centro cultura novecentesca, è un IO dimitizzato, sofferente preda di una profonda ANGOSCIA ESISTENZIALE-CRISI IDENTITà. Le CAUSE sono da ricercarsi nella:
1) PERDITA del RAPPORTO STABILE tra l’Io e le COSE. Solitudine uomo moderno, l’uomo si aggira sperduto tra oggetti incomprensibili (senso ANGOSCIA-INCUBO)
2) PERDITA del RAPPORTO stabile tra l’IO e la SOCIETà, conduce all’INDIVIDUALISMO SOLIPSISTICO. La figura dell’Eroe romantico, del titano ribelle diviene l’Angelo decaduto di Baudelaire, il poeta maledetto.

Altre componenti alla base della lirica tra le due guerre:
-LE FILOSOFIE INTUIZIONISTICHE: Henry Bergson e Benedetto Croce.
Intuizionismo di Bergson: Premio NOBEL letteratura 1928.
Bergson pone l’accento sulla Importanza della INTUIZIONE individuale, come strumento di sicura conoscenza del reale. La conoscenza che si ottiene mediante L’INTUIZIONE è SUPERIORE a quella raggiungibile mediante gli strumenti della SCIENZA. Altri temi della speculazione di Bergson:
• IL TEMPO (Tempo esteriore, interiore (Tempo vissuto))
• LA MEMORIA nel rapporto coscienza/conoscenza.
Per B. CROCE la Poesia è INTUIZIONE PURA; esaltazione della conoscenza e cui si giunge mediante l’ARTE, POESIA.

RETROTERRA CULTURALE – GENESI CULTURALE
L’ERMETISMO si inserisce in una complessa trama culturale-letteraria, non solo italiana, ma EUROPEA; si muove nell’ambito del DECADENTISMO EUROPEO da cui riprende :
1) POETICA CORRISPONDENZE di Baudelaire ( I fiori del male, 1861)
2) Poesia = ILLUMINAZIONE, capace di cogliere l’essenza noumenica delle cose, di rivelare gli ARCANI misteri della NATURA e del nostro INCONSCIO. Vedi MALLARME',RiMBAUD – il POTERE EVOCATIVO PAROLA
POETICA FRAMMENTO: idoleggiamento del componimento breve e raffinato che si invera alla luce della estetica crociana:
Poesia =INTUIZIONE PURA.
Clima intellettuale di rigorosa Restaurazione Classicistica avviata dalle riviste La RONDA (Vincenzo Cardarelli 1919-1923) – SOLARIA 1926, per l’interesse rivolto esclusivamente alla LETTERATURA scevra da implicazione ideologiche e lontana dai complessi problemi della realtà politico-sociale.

CARATTERI - ERMETISMO
La poesia non è più CELEBRATIVA- ORATORIA- ETICO DIDASCALICA- MORALISTICA- PATRIOTTICA.
1. Sul PIANO STLISTICO c’è il rifiuto di quel linguaggio artificiosamente letterario.
Gli ermetici portano a termine una battaglia già iniziata dai CREPUSCOLARI: la DISEROICIZZAZIONE DELLA POESIA.
Conducono una AFFANNOSA- OSSESSIVA (ARTE: frutto di sapiente affinità stilistica) RICERCA FORMALE di nuovi MODULI STLISTICO- ESPRESSIVI all’insegna dello SPERIMENTALISMO- AVANGUARDISMO.

STILE
RIPUDIO delle FORME STILISTIChe TRADIZIONALI, delle FORME METRICHE- RETORICHE della tradizione.
Versi SCARNI- DISADORNI- CONCISI: i ‘Versicoli’ di Ungaretti, i VERSI- PAROLA; FRANTUMAZIONE VERSO (l’unità sintattica e concettuale non coincide con l’unità metrica), assenza di punteggiatura, sintassi semplice, lineare, totale abolizione delle categorie assolute di SPAZIO- TEMPO.
Abolizione NESSI LOGICO SINTATTICI. Fitta trama di CORRISPONDENZE ANALOGICHE.
CENTrALITà DELLA PAROLA: disadorna, scarna, epurata da qualsiasi intenzione ORATORIA o ETICO- POLITICA. La parola, sciolta da legami logico- sintattici, deve riconquistare il significato ORIGINARIO- l’essenza PREMIGENIA che possedeva all’origine dei tempi, potere evocativo della PAROLA non semanticamente contaminata.
I MODULI STILISTICO- ESPRESSIVI adottati dalla poesia ermetica corrispondono ad una precisa scelta etica.
Gli ermetici perseguirono l’ideale della POESIA PURA che sia priva di intenti DIDASCALICI- finalità pratiche, e di LEGAMI LOGICO- SINTATTICI che esprima in modo INTEGRALE le pulsazioni interiori dell’ES.
POESIA = è un altissimo strumento di CONOSCENZA e ILLUMINAZIONE (mediante FOLGORAZIONI) non della realtà oggettuale, ma dell’INTERIORITà POETA . La poesia mette a nudo, attraverso FOLGORAZIONI LIRICHE dei BARLUMI di VERITà che si dibattono nel nostro inconscio.
POESIA= VALORE EURISTICO- CONOSCITIVO- ELITARIA- INDIVIDUALE- ARISTOCratica.- INTIMISTICA
Poesia come FOLGORAZIONE LIRICA- SIMBOLISTI FRANCESI.
*ARTE ERMETICA, SOGGETTIVA, INTIMISTICA fondata sulla CENTRALITà PAROLA e sull’IDEALE DI POESIA PURA si avvale di una fitta rete di CORRISPONDENZE ANALOGICHE.
ANALOGIA= tecnica espressiva, figura retorica tipica della poesia moderna che consiste nello stabilire RAPPORTI INEDITI tra termini o immagini ETEROGENEE e prive di ogni legame logico- sintattico. = PROCEDIMENTO STILISTICO ESEMPLARE/ ASSURGE a raffinato e prezioso VIRTUOSISMO STILISTICO.

TEMI E CONTENUTI
La poesia ermetica è ILLUMINAZIONE, nasce dallo SCANDAGLIO INTERIORE e passa alla luce attraverso FOLGORAZIONI. Immagini coincise e FULMINEE, parole che emergono dal silenzio- dal FONDO NOUMENICO propria coscienza e che ambiscono a DIRE, a RIVELARE il DISSIDIO INTERIORE, L’ANGOSCIA ESISTENZIALE.
1) ANGOSCIA ESISTENZIALE
2) SOLITUDINE UOMO MODERNO
3) INCOMUNICABILITà - ALIENAZIONE – FRUSTRAZIONE
4) SFIDUCIA NEI MITI ROMANTICI- POSITIVISTICI

lunedì 14 maggio 2012

IL ROMANZO DELLA CRISI . ITALO SVEVO (scrittore e drammaturgo 1861 - 1928 ) - LUIGI PIRANDELLO ( scrittore e drammaturgo, 1867 Agrigento – Roma 1936)

Luigi Pirandello e Italo Svevo costituiscono due autorevoli maestri del romanzo moderno; i due autori più rappresentativi per comprendere lo sviluppo del genere narrativo in Italia tra Ottocento e Novecento; la loro esperienza artistica si colloca nel panorama del grande romanzo europeo novecentesco ed esprime pienamente la cultura della crisi, la crisi che attraversa l’Italia e l’Europa tra il 1900 e il 1945, un periodo segnato da totalitarismi e guerre mondiali.
Le opere di Svevo – Pirandello illustrano le trame essenziali della narrativa italiana del primo Novecento. Esse si collocano nella traiettoria che procede dall’esperienza artistica di G. D’Annunzio - IL ROMANZO DECADENTE - e giunge alla NARRATIVA DEL FLUSSO DI COSCIENZA.

Il contesto storico-culturale di riferimento é:
L’Italia e l’Europa, dalla belle époque alla I Guerra mondiale;
Il primo dopoguerra e l’affermazione dei regimi totalitari;
L’Europa verso la catastrofe della II guerra mondiale;
la crisi della cultura positivista; l’irrazionalismo (Schopenhauer – Nietzsche); la dimitizzazione dei valori borghesi (libertà, patria, progresso);
l’emergere delle culture decadenti;
la concezione pessimistica della vita: la problematica dell’angoscia esistenziale e dell’incomunicabilità;
la nascita ed affermazione della psicanalisi di S. Freud ( neurologo e psicoanalista austriaco, 1856- 1939)
la teoria della relatività dei fenomeni ( A. Einstein, fisico e filosofo tedesco1879 – 1955)

IL ROMANZO DEL NOVECENTO si caratterizza per il mutamento radicale dei moduli narrativi in corrispondenza delle trasformazioni strutturali che si registrano nel tessuto sociale ed economico del tempo; trasformazioni che hanno dato luogo all’affermarsi, nella realtà di un profondo senso di precarietà generale, di sfiducia nella ragione e nel progresso; si impongono gradualmente modelli di comportamento spersonalizzanti dettati dall’espandersi della grande industria e dall’uso delle macchine, dall’instaurarsi del regime monopolistico, dalla creazione di sterminati apparati burocratici .
Svevo conduce un’analisi attenta sulle ragioni di questo malessere, della profonda inquietudine dell’uomo moderno, e ne individua le cause fondamentali nel contesto politico-sociale: in particolare negli squilibri della società borghese e nella frenesia produttivistica di un capitalismo selvaggio, spinta fino alla costruzione di mezzi di distruzione.
Pirandello constata il malessere, ma finisce per considerarlo una componente consustanziale della condizione umana, dovuta principalmente, come già aveva rilevato il Verga, al destino dei dolore che incombe perennemente sull’uomo. Se l’infelicità è legata al destino beffardo e crudele dell’uomo, al Caos e all’imprevedibilità che governa gli eventi umani, non hanno alcuna responsabilità in ciò né le strutture sociali, né i sistemi politici.
All’inizio del Novecento, dunque, la cultura del Positivismo e i valori tradizionali della borghesia ottocentesca entrano definitivamente in crisi a causa degli sconvolgimenti economici e dei conflitti sociali prodotti dall’ industrializzazione e dall’urbanizzazione. Negli stessi anni si affermano teorie che sanciscono la perdita di riferimenti oggettivi nel rapporto fra l’individuo e la realtà: su tutte, per le ripercussioni in ambito artistico e letterario, la scoperta freudiana dell’inconscio che rivoluziona la concezione della psiche e dell’agire umano. Il disorientamento e le contraddizioni di inizio secolo trovano immediata espressione nel genere letterario che meglio di ogni altro riflette la coscienza collettiva europea: il romanzo.
Se i protagonisti del romanzo dell’Ottocento si misurano con un sistema di valori univoco e con modelli sociali sicuri, i protagonisti dei capolavori del nuovo secolo avvertono, di fronte ad una realtà percepita come molteplice ed estranea, un profondo disagio, che assume le forme dell’angoscia, dell’alienazione, dell’inettitudine.I motivi di ispirazione riguardano il dramma e la solitudine dell’uomo contemporaneo,la sua inettitudine a vivere e a dominare la realtà; il senso di frustrazione che ne deriva. Il romanzo del 900 diviene “psicologico”, volto all’analisi dei moti interiori dei personaggi, alla vivisezione della psiche per far emergere gli impulsi dell’inconscio.

I romanzi di Pirandello e Svevo mettono in scena con accenti paradossali e umoristici (umorismo-ironia) il dramma dell’individuo relegato in una condizione di inettitudine dalla propria incapacità di riconoscersi nei valori e nei modelli imposti dalla società borghese.
In PIRANDELLO il senso di alienazione dei personaggi, che scaturisce dalla insofferenza verso i ruoli familiari e sociali, conduce a una grottesca perdita di identità. Mattia Pascal il protagonista del primo importante romanzo di Pirandello ( Il fu Mattia Pascal, 1904) , con il quale inizia la rivelazione della sua poetica, si illude di poter cambiare vita e rinascere sotto una nuova identità fittizia, ma finisce per essere emarginato e privato anche del proprio nome.
In Uno, Nessuno e Centomila (1926), l’ultimo capolavoro di P, che costituisce l’espressione densa e matura della sua poetica, quasi un romanzo-saggio, il protagonista, Vitangelo Moscarda, inscrivibile nella categoria dell’inetto, mette progressivamente in discussione la propria identità a partire da una banale osservazione della moglie sul suo naso “Credevo ti guardassi da che parte ti pende”. Riconosce successivamente nella convenzionalità e nella ipocrisia della società l’origine della propria alienazione. Rifiuta tutte le sue relazioni affettive e familiari, economiche e sociali, giudicandole false e trova consolazione nell’ospizio da lui stesso donato alla Chiesa. Vitangelo Moscarda appare vittima di un processo di straniamento da sé e dai propri affetti che lo conduce gradualmente alla follia, condizione che nel finale si rivela addirittura salvifica rispetto all’insensatezza delle convenzioni sociali: l’inetto, infatti, ha pienamente acquisito consapevolezza di sé e respinge ogni elemento che gli ricordi la propria identità precedente. Il romanzo è strutturato come un monologo, articolato in brevi capitoletti, spezzettati e negati come il soggetto parlante.
In ITALO SVEVO l’inettitudine dei personaggi scaturisce soprattutto dal loro disagio di fronte ai valori della ricca borghesia commerciale (denaro, successo). Tuttavia se primi romanzi (Una vita, Senilità, definiti dalla critica ancora legati ad una perdurante lezione naturalistica) tale conflitto conduce all’emarginazione e alla sconfitta esistenziale, nel capolavoro, totalmente innovativo, La coscienza di Zeno, il protagonista, seppur con molte ambiguità riesce a trionfare sugli antagonisti borghesi, demistificandone i valori e capovolgendo il tradizionale rapporto tra sanità e malattia, condizione analizzata nel romanzo in chiave ironica, mediante le teorie della psicanalisi.

Anche le STRUTTURE FORMALI del nuovo romanzo cambiano approdando a risultati decisamente innovativi. Come nei capolavori di MARCEL PROUST, THOMAS MANN, ROBERT MUSIL, FRANZ KAFKA, JAMES JOYCE, VIRGINIA WOLF, JOSEPH CONRAD, HENRY JAMES l’impianto del romanzo tradizionale viene stravolto dalle istanze di una narrazione che non è né più progressiva, né più lineare, né oggettiva (vedi romanzo naturalistico). Nei due capolavori italiani del 900 “La coscienza di Zeno” “Uno, nessuno e centomila” sono gli stessi protagonisti a raccontare il 1^ persona la loro storia(narratore omodiegetico), senza però rispettare la sequenza logico-temporale degli accadimenti, che si intrecciano tra passato- presente e futuro nella dimensione della coscienza o della memoria del protagonista. Sono presenti continue analessi e prolessi, il discorso narrativo appare frammentato e sottoposto a continue riflessioni, c’è il continuo alternarsi dei piani narrativi e del punto di vista ( che in Pirandello e Svevo risulta variabile e multiplo).
Dunque, l’attenzione dello scrittore del 900 non è più rivolta a fatti esterni (costituiscono solo lo spunto), al “documento storico”, ambientale o sociale, caro agli scrittori del naturalismo o del Verismo, ma ai fatti interni, all’esplorazione dei labirinti del subconscio, mettendo a nudo ciò che si cela sotto la “maschera” imposta all’uomo dalle convenzioni sociali. Prevale, dunque, la dimensione interiore e psicologica, il tono autoreferenziale; la dimensione interiore moltiplica i piani della narrazione, altera la focalizzazione, che non è più fissa, ma variabile o addirittura multipla; altera la successione logico-temporale degli eventi, mescola i registri linguistici. Nei romanzi di Svevo e Pirandello prevale una prosa essenziale, antiletteraria, costruita spesso sul linguaggio parlato, ma anche su termini tecnici che rimandano al gergo impiegatizio (componente triestina, la terminologia medico psicologia, il gergo commerciale e bancario in Svevo; gergo impiegatizio, componente dialetto siciliano in Pirandello).
Il nuovo romanzo del primo Novecento apre la narrazione verso esiti surreali e visionari sostenuti da una lingua che si serve di costruzioni paratattiche, dove l’accumulo di dati reali risulta un espediente efficace per orientare l’andamento del racconto verso un diverso percorso conoscitivo, verso un più profondo contatto con il mondo e con la psiche umana. Evidenzieremo, a tal proposito, le novità strutturali della narrativa della crisi che riguardano innanzitutto la scarsa credibilità del narratore, dibattuto tra verità e bugie, tra passato e presente, la riduzione della verosimiglianza, la casualità dell’azione, la mancanza di un messaggio, l’indebolimento della fabula a favore di motivi liberi che sono epifanici, rivelatori dell’interiorità dei singoli personaggi, delle più profonde angosce esistenziali, lo scardinamento, infine, delle tradizionali categorie temporali: il passato e presente si intrecciano nella dimensione della coscienza. Lo stile risulterà antiretorico e antiletterario, realistico ed essenziale.

ITALO SVEVO (scrittore e drammaturgo, 1861 - 1928 )
UNA VITA (1892)
SENILITA’(1898)
LA COSCIENZA DI ZENO (1823)
Il capolavoro di Svevo, che consacra l’autore come uno dei padri del romanzo moderno, scritto per incoraggiamento di James Joyce, dopo una pausa letteraria di 25 anni. Nel 1925 in Francia, scoppia il “caso Svevo”, allorché Joyce riesce a richiamare l’attenzione della critica francese ( soprattutto dei Valery Larbaud e Benjamin Cremieux) sulla carica innovativa della prosa sveviana. Lo scrittore triestino sarà celebrato a Parigi nel 1928 come un autorevole esponente della narrativa moderna. In Italia fu Eugenio Montale nel 1925 a richiamare l’attenzione della critica sulla narrativa sveviana, in verità senza successo(Svevo veniva accusato di scrivere male). Soltanto a partire dagli anni Sessanta, parallelamente all’imporsi della critica strutturalista grazie anche all’affermarsi delle teorie psicanalitiche, lo scrittore triestino sarà riscoperto e riconosciuto come un classico del Novecento.
A partire dalla metà degli anni Venti, la rinomanza di Svevo è cresciuta progressivamente, come è evidente dall’interesse suscitato anche dalla pubblicazione postuma di alcuni racconti inediti:
La Novella del Buon Vecchio e della Bella Fanciulla; Vino generoso; Una burla riuscita; Il Vecchione; Il Corto viaggi o sentimentale.
POETICA DI SVEVO -TEMI FONDAMENTALI
 Inettitudine
 Interesse per al sfera dell’inconscio
. Analisi introspettiva della psiche umana - I conflitti della coscienza- dissoluzione dell’io
Irrazionalismo-visione pessimistica della vita (vita come dura e continua lotta)


LUIGI PIRANDELLO ( scrittore e drammaturgo, Girgenti 1867-Roma 1936)
Si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, si laurea a Bonn; dopo il matrimonio con Antonietta Portulano (1894), L. Pirandello si trasferisce definitivamente a Roma, città che rappresentò il centro privilegiato della sua attività letteraria. Roma la sua attività letteraria può essere divisa in due grandi periodi creativi;
 nel primo periodo, che giunge fino alla Prima guerra mondiale, predomina l’interesse per la narrativa;
 nel secondo periodo, dalla Prima guerra mondiale in poi (anni 1916-1936), predomina l’interesse di Pirandello per il Teatro.
Il Teatro conferirà al P. una rinomanza mondiale, sanzionata nel 1934 dal Premio Nobel.
Produzione narrativa(1901-1914): nasce sulla base dell’esperienza verista, ma ben presto se ne distacca per la nota polemica più violenta, per una visione pessimistica e paradossale della vita, per la forte componente ironica e umoristica.
L’ESCLUSA, IL TURNO, IL FU MATTIA PASCAL, I VECCHI E I GIOVANI, SI GIRA ( ripubblicato col titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore); SUO MARITO (ripubblicato Giustino Roncella nato Bocciolo); UNO NESSUNO E CENTOMILA(1926);
24 VOLUMI DI NOVELLE PER UN ANNO
(raccolte a partire dal 1922, ma composte dagli anni romani 1894, fino alla morte 1936). Il Pirandello rimarrà sempre fedele al genere novellistico, al punto da elaborare i contenuti delle novelle, veristi o paradossali, trasferendoli in altri generi letterari, dal teatro al cinema. La “novella esemplare” di Pirandello ha come modulo fondamentale quello “umoristico”: la quotidianità di una situazione apparentemente normale viene improvvisamente infranta da una evento accidentale, che cambia la percezione o la consapevolezza della realtà da parte del protagonista.

Produzione teatrale (anni 1916-1936)
Ricordiamo i capolavori pirandelliani: SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE (ROMA, LONDRA, NEW YORK, PARIGI), ENRICO IV, LIOLÀ, L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA, COSÌ È (SE VI PARE), stasera SI RECITA A SOGGETTO. Al ciclo del cosiddetto “metateatro”(teatro nel teatro) appartengono: Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno a suo modo, Enrico IV, Stasera si recita a soggetto.

POETICA DI PIRANDELLO – TEMI FONDAMENTALI
 FUGA DALLE TRAPPOLE – disagio esistenziale che sfocia nella ribellione e nel rifiuto delle convenzioni sociali.
CONTRASTO VITA-FORMA. L’IO, che è assolutamente privo di certezze assolute, cerca di fissarsi in “maschere” condivise dalla società, CHE TUTTAVIA FINISCONO PER IMPRIGIONARLO IN RUOLI NEI QUALI L’INDIVIDUO, gradualmente, NON SI RICONOSCE Più. Il disagio dell’uomo moderno non deriva soltanto dall’urto con la società, ma anche dal continuo ribollimento e trasmutarsi del suo spirito, che non gli consente di conoscere bene se stesso, né di cristallizzarsi in una personalità nettamente definita. L’esasperazione di questo processo conduce l’uomo alla disgregazione della propria coscienza, alla
FRANTUMAZIONE E DISSOLUZIONE DELL’IO. Proprio per il suo continuo divenire l’uomo è allo stesso tempo “uno, nessuno e centomila”: è uno, perché è quello che crede di essere di volta in volta; è nessuno, in quanto incapace di fissarsi definitivamente in una “forma”; è centomila perché ciascuno lo vede e giudica a suo modo.
 Dal rapporto dialettico Vita-forma deriva il concetto di RELATIVISMO PSICOLOGICO – che si sviluppa in senso orizzontale e riguarda il rapporto dell’uomo con gli altri; in senso verticale e riguarda il rapporto dell’individuo con se stesso, col suo subcosciente
INCONOSCIBILITA’ DEL REALE. La realtà è dominata dal caos: è mutevole e soggettiva.
POETICA DELL’UMORISMO (vedi il saggio "L'umorismo" - 1908)